In occasione dell’apertura gratuita della prima domenica del mese, al MAC, il Museo Archeologico della Città di Vercelli, speciale appuntamento con una visita guidata alle collezioni pensata e realizzata in occasione del primo anniversario dell’apertura della sala 7 del Museo. Nella sala, attraverso apparati multimediali è ricostruito e spiegato l’antico porto canale della Vercellae romana e sono esposti i reperti provenienti dall’antica caupona ritrovata in via Giovenone, ovvero il luogo deputato, in età romana, alla vendita di vino, cibo e generi commestibili, proprio come gli attuali negozi di generi alimentari, ma anche all’accoglienza, al ristoro e all’alloggio dei viandanti come invece le taverne ed i più moderni alberghi.
Il MAC - Museo Archeologico della Città di Vercelli “Luigi Bruzza”, allestito nella manica medievale del complesso di Santa Chiara, con ingresso in corso Libertà 300 e in via Farini 5, è uno spazio multimediale in cui la città antica viene descritta attraverso un percorso cronologico - tematico, organizzato appunto in sette sale, che seguono un filo che va dalla trasformazione del villaggio dei Libui alla città romana. Dal II secolo a.C. al IV secolo d.C. si approfondiscono i molteplici aspetti del municipium di Vercellae: le mura, gli spazi pubblici come le terme e l’anfiteatro, le dimore private, le manifatture, i commerci e le necropoli. Sono gli oltre 600 reperti esposti a raccontare la storia della città antica: ceramiche, vetri, monete in oro, argento e bronzo, cornici e decori in marmo tra cui alcuni di eccezionale rarità e valore, come il soffitto e gli intonaci della domus del Brut Fund, resi nuovamente visibili dopo lunghi e complessi restauri, i vetri dei corredi funerari, tra cui un rarissimo bicchiere verde a triplice testa femminile, la tomba di una donna i cui gioielli sembrano indicare il ruolo di maga all’interno della comunità. Il suggestivo corridoio introduce, con reperti significativi, la tematica di ogni sala. La scelta dell’apparato didattico multimediale permette l’immediata percezione di reperti non esposti, come la famosa Stele Bilingue conservata al Museo Leone, realtà museale con cui il MAC vive in simbiosi.