Fino al 17 dicembre All'interno di uno dei luoghi di maggiore prestigio culturale della città di Vercelli, il Museo Leone, da Domenica 15 ottobre a Domenica 17 dicembre, sarà allestita la mostra “Il Bulino di Armando donna. Opere dagli anni 30 agli anni 50”, dedicata alla figura e alle opere del grande maestro incisore vercellese. La mostra offrirà, attraverso l’esposizione di 32 opere, la possibilità di ricostruire gli esordi e i primi momenti del percorso creativo di un artista i cui lavori figurano oggi in alcuni dei più importanti musei del mondo quali il Victoria and Albert Museum di Londra, il National Museum di Stoccolma il Museo Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, il Museo Civico Bertarelli di Milano e la GAM di Torino.
Nato a Vercelli nel 1913, Armando Donna compì gli studi presso l'Istituto di Belle Arti e realizzò le sue prime opere ispirandosi prima ai paesaggi agresti, influenzato in questo dalla guida del pittore Enzo Gazzone, suo maestro al Belle Arti che tra il 1936 e il 1940 lo avviò alla tecnica dell’acquaforte. Nel 1941 la lettura del libro “Bianco e Nero” del Guarnati sarà decisiva per la carriera dell’artista: Armando Donna deciderà di dedicarsi al bulino, tecnica che non abbandonerà più: nascono così i paesaggi urbani vercellesi, piazze, vicoli, cortili, esposti nella mostra grazie alla cortesia del figlio Franco Donna. Partecipe tra il 1946 e il 1948 della breve ma intensa (e ricca di sviluppi) avventura vercellese del “Gruppo Forme” Donna proprio in quegli anni diverrà titolare della cattedra di “Incisione a bulino” presso l’Istituto di Belle Arti, incarico che terrà, si può dire per una vita, fino al 1990.
Nel corso degli anni Cinquanta, come si constata con evidenza nella parte finale della mostra allestita al Leone, Donna si farà seguace di un’arte “figurativa”, orientandosi verso una concezione sempre più essenziale del paesaggio, che ora è anche quello industriale, che mescola speranze e inquietudini, concetti che verranno accentuandosi man mano durante la maturità (ed è evidente già dalla opere a partire dalla metà degli anni 50), negli studi condotti sulle nature morte e sulle figure umane, ridotti a personaggi, spesso sagome, che incarnano l’uomo nella sua condizione di angosciosa impotenza.
La mostra, allestita presso la Sala d’Ercole del Museo Leone, è curata da Simonetta Raimondo con la collaborazione di Piero Olmo. Il catalogo è curato dal critico d’arte Massimo Melotti, l’organizzazione della Mostra è a cura di Luca Brusotto.