Il primo abate di Sant'Andrea, Tommaso Gallo, elesse “Frater Andrea” “minister” o “rector” dell'Ospedale, al quale i confratelli e consorelle impegnati nell'attività ospedaliera lasciavano i loro beni, in totale adesione all'istituto caritatevole.
Si contano 30 benefattori nel XIII secolo e numerosissimi nel secolo successivo sono i testamenti, i lasciti, le donazioni all'Ospedale, sovente destinate alle specifiche spese materiali: i pasti, specifici alimenti, i letti, le coperte.
Con la cattiva gestione dei canonici lateranensi il Quattrocento appare povero di benefattori e ancora nella prima metà del Cinquecento pochissime risultano le elargizioni.
Il 24 maggio 1555 l'Ospedale passò, con bolla papale, all'Amministrazione comunale, incorporando altresì molti degli altri ospedali del territorio, anch'essi di origine religiosa medievale. L'Ospedale di Sant'Andrea assunse il titolo di “Maggiore”.
Da allora ripartì la disposizione dei nobili e dei notabili a sostenere l'istituzione lasciando patrimoni immobiliari ingenti, e/o somme di denaro spesso finalizzate a specifiche forme di assistenza, i posti letto per cronici e per incurabili, le doti per le giovani povere. Gli interessi di tali somme mantenevano in perpetuo tali fondazioni; a volte costituivano una pensione vitalizia per il benefattore o chi egli designava, attivandosi per lo scopo precipuo soltanto dopo la loro morte.
Così, sin oltre la metà del XX secolo.