Pietro Narducci (Milano 1793-Vercelli 1880) attr.
Ritratto del cardinale Guala Bicchieri, 1847 ca.
olio su tela in cornice lignea
dim. cm. c.c. 132 x 102 x 5; s.c. cm. 115 x 85,5
Iscrizione: “Cardinale Guala Bicchieri di Vercelli fondat.re / del presente ospedale anno 1220”
Proprietà: in prestito dall'ASLVC; Inventario ASL 45 Vercelli n°12682; Inventario Ospedale S. Andrea Vercelli n°0127/1
Restauro: 2003, Studio Erre di R. Malinverni
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Voce narrante Alice Monetti
IL FONDATORE
Vercellese, del potente casato dei Bicchieri, nel 1186 Guala, molto giovane, divenne canonico di S. Eusebio.
La sua carriera religiosa, supportata da una eccellente preparazione giuridica, lo portò presto fuori dai confini nativi, a Bologna, tra Siena e Firenze, a Roma. Cardinale sotto il pontificato di Innocenzo III, fu come suo legato che intervenne in Francia, per trattare gravi questioni con il re Filippo II Augusto e in Inghilterra, per reggere le sorti della monarchia dopo la morte di re Giovanni senza Terra. Ne incoronò il figlio di soli nove anni, Enrico III, sostenendolo contro i baroni ribelli e fu determinante nella stesura della Magna Charta Libertatum, nel novembre 1217, primo esempio di fondamento dei diritti, carta costituzionale.
In dono reale, il Cardinale Bicchieri ebbe i beni della chiesa di Sant'Andrea di Chesterton, con le cui rendite finanziò a Vercelli, a iniziare dal 1219, la costruzione della nuova, più grande chiesa abbaziale di Sant'Andrea, sulle spoglie della vecchia chiesa omonima. Cantiere complesso e innovativo, su modello cistercense, ma secondo i nascenti canoni del gotico transalpino, sviluppato con maestranze internazionali, oltreché padane, e sotto vigilanza dell'abate Tommaso Gallo, dei canonici Vittorini fatti arrivare da Parigi, la fabbrica terminerà in un decennio circa.
Pochi anni dopo la fondazione della chiesa, il Cardinale vi volle affiancare l' “hospitalis”, “ad receptionem pauperum”, affidandone la cura ai canonici dell'abbazia.
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E PRIMO BENEFATTORE
Con grande liberalità, il 9 novembre 1223, il Cardinale trasferì i suoi beni di Caresana e Costanzana, per dotare subito la nuova istituzione di una solida rendita fondiaria.
L'11 novembre 1224 passò all'Ospedale le terre che aveva acquistato dalla vecchia chiesa di Sant'Andrea.
Il 29 maggio 1227 il Cardinale dispose per testamento che la chiesa fosse l'erede universale e che la sua coppa d'oro, i gioielli, gli argenti, le suppellettili e le vesti preziose fossero vendute per l'acquisto di ulteriori immobili a beneficio dell'Ospedale, al quale infine destinò mille marche sterline. Il 31 maggio il Cardinale morì.