LINA [CAROLINA] CARBONE

Ritratto di Lina [Carolina Ercolina Maria] Carbone

1919

olio su tela siglata in basso a sinistra “FR”, in cornice lignea laccata

dim. c.c. cm 122 x 91,6 x 5,5; s.c. cm 110 x 80,2

iscrizione: “LINA CARBONE BENEFATTRICE/1919”

Inventari: Ospedale di Vercelli Inventario 1930-Anno VIII n°5079; Inventario Città di Vercelli n°26217

Restauro: 2023, M.G. Ferrari, V. Sfondrini, collaboratori al progetto: V. Cassaro e M. Buffa

Il restauro dell'opera è stato sostenuto da Piera Malinverni con Art bonus in memoria di Marinette Gaio Malinverni
 


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Voce narrante Aisling Lenti

Ritratti di Ferdinando Rossaro! Era il 1919...

Che belli questi ragazzi, Lina, un dolce volto incorniciato da lunghi capelli biondi, e Dino, dall'aria scanzonata...

Le iscrizioni sui due dipinti li dicono “benefattori”, ma non sono loro ad aver donato all'Ospedale l'ingente somma di 45.000 lire, che oggi corrisponderebbe alla cifra di 75.000 Euro circa; fui io, Chiara Bussi, la donatrice e loro sono i miei amatissimi figli. Non ho voluto essere io l'effigiata, non mi importava di dar memoria del mia generosità. Invece tenevo a che Carolina e Dino fossero consegnati per sempre alla vista dei posteri; una sorta di immortalità volli creare per loro, come per mio marito, Edoardo Carbone, anche lui ritratto in un terzo dipinto. E' stato un gesto di opposizione, il mio, alla nuda realtà della loro prematura scomparsa, un risarcimento all'agonia della loro perdita.

Se ne andò per prima Lina, nel 1904, a soli 12 anni. Fu terribile, ma la vita continuò; avevamo il piccolo Dino, cinquenne da far crescere, e mio marito il suo prezioso lavoro di argentiere. Nel 1909 ci trasferimmo dall'abitazione in Casa Pasta, agli inizi della via Duomo, all'abitazione in via Antonio Borgogna, davanti al museo, annettendo ad essa il laboratorio di argenteria.

Fu nel 1918 che Edoardo, all'età di 56 anni, morì.

Ebbene Dino, avendo imparato il mestiere da mio marito, avrebbe proseguito l'attività in proprio... Invece no, tre mesi soltanto passarono, in quell'anno infame, che il mio Bernardino, era il 30 di agosto e lui aveva 19 anni, raggiunse il padre e mi lasciò sola.

Era il 3 ottobre quando scrissi all'Ospedale di voler costituire un posto da incurabile e due da cronico, intitolandoli ai miei familiari.

Che altro la mia disperazione poteva fare, se non virare in carità cristiana i forti sentimenti che avrebbero finito per lacerarmi?

In perpetuo ora vivranno nella vostra ammirazione.

Quanto a me, morii proprio in Ospedale nel 1925 e da allora sono finalmente, di nuovo, in loro compagnia.


CARTA D'IDENTITÀ

Benefattrice: Chiara Bussi alias Buzzi (Vicolungo, Novara 1867-Vercelli 18 febbraio 1925)

Status: benestante, “donna di casa”

Lascito: nell'intento di onorare la memoria del suo compianto marito Edoardo, di professione argentiere, e dei suoi due figli Bernardino e Carolina, morti prematuramente, costituì a loro nome un posto da incurabile e due posti da cronico. Nell'ottobre del 1918, versò la somma di 45.000 lire. La nomina dei beneficiari era riservata all'Amministrazione dell'Ospedale.

Ritratti: per volontà della benefattrice i tre ritratti consegnano l'effigie non di se stessa ma quella dei suoi affetti più cari, tragicamente e improvvisamente mancati. Nel 1904 i coniugi Carbone perdono la figlia dodicenne Carolina, cui segue la morte del marito Edoardo a Vercelli, il 6 giugno 1918, “per esaurimento nervoso” all'età di 56 anni. Dopo solo tre mesi, nell'agosto del 1918, muore l'altro figlio Bernardino, di 19 anni, per cardiopatia.

Pittore: Rossaro consegnò i tre ritratti all'Ospedale, il 14 luglio 1919, e venne pagato 450 lire in tutto. Per i due giovani sceglie di ambientare Bernardino all'aperto, in uno sfondo di paesaggio e con una posa disinvolta, mentre la sorella Carolina è intenta a sistemare un vaso di fiori in un interno arredato.
 



Testi e schedatura a cura di L. Berardi e C. Lacchia, 2023.

Ultima modifica: 14 Dic 2023 - 16:09